Home / Blog / Scuola / Mense scolastiche chiuse: a rischio l’alimentazione di 160mila bambini
Secondo le stime di Save the Children, in Italia ci sono almeno 160 mila bambini che a causa della chiusura delle scuole, e di conseguenza delle mense, hanno perso la possibilità di consumare l’unico pasto completo della loro giornata.
Si tratta di uno degli effetti negativi della chiusura delle scuole, che ha penalizzato, ancora una volta, i bambini poveri e le loro famiglie, rimaste senza soldi per nutrirli. In Italia, infatti, la pandemia ha fatto crescere dell’1,3% in un anno il numero dellefamiglie in povertà assoluta, oggi arrivate a più di due milioni: significa che tantissime persone non possono permettersi un’alimentazione sana, un alloggio o il riscaldamento.
Proposta per il futuro
Da qui la proposta di Raffaela Milano, direttrice dei programmi Italia-Europa di Save the Children, che chiede al ministero di tenere aperte d’estate anche le mense, oltre alle scuole, soprattutto nei territori in difficoltà. Inoltre, invita a fornire di cucina tutte le scuole, in quanto quasi la metà del Paese è sprovvista di mense. Nascerebbe dunque l’occasione non solo di creare più occupazione, ma anche di avvicinare i bambini ai prodotti locali e promuovere una vera educazione alimentare.
I bambini rischiano di dovere “ripiegare” sul cibo spazzatura a basso costo (merendine e patatine), andando a peggiorare dati che in Italia sono già preoccupanti: il 20% dei bambini è in sovrappeso, il 9% addirittura soffre di obesità. Unicef e Programma Alimentare Mondiale hanno elaborato il dossier “Covid-19: missing more than a classroom” (“Perdere più che una lezione”, in italiano), che ha fatto emergere dati sconcertanti: nei Paesi poveri sono andati persi 39 miliardi di pasti scolastici, con conseguenze su 370 milioni di bambini.
Le scuole restino aperte
In sostanza, ci sono moltissimi motivi per cui le scuole devono rimanere aperte: oltre a quelli più visibili (lacune della DAD, mancanza di rapporti sociali, stravolgimento delle routine di studio e apprendimento) anche quelli, di certo non meno gravi, che coinvolgono una parte della popolazione, che da un anno a questa parte si trova in una condizione di estrema difficoltà.
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