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Il compito autentico: definizioni e suggerimenti per i docenti - Professional Academy

Il compito autentico: definizioni e suggerimenti per i docenti



Ogni Istituzione Scolastica, nella stesura del PTOF, da un canto, in relazione ai bisogni della propria utenza, è chiamata a individuare esperienze promozionali per la formazione della persona – che indico con l’espressione “Esperienze formative”, capaci di rispondere alla pluralità delle dimensioni della persona stessa – e dall’altro deve organizzare le proposte che il territorio locale offre alla scuola.

L’Ente Locale, gli Enti Territoriali, le Associazioni di volontariato, l’Associazione dei genitori spesso avanzano iniziative orientate alle proprie finalità, ai propri valori. Se in nome della sussidiarietà orizzontale e della sinergia col territorio è opportuno, se non doveroso, accogliere tale proposte, occorre tenere sotto controllo il rischio che iniziative di questo tipo risultino non efficaci rispetto alle esigenze di formazione dei bambini affidati alla cura della specifica istituzione scolastica, perché originariamente pensate non per dei bambini concreti, hic et nunc in una data situazione, ma per un generico e astratto bambino.

È dunque molto importante che come insegnanti, consapevoli della vostra responsabilità educativa, sappiate intervenire per modellare, curvare queste proposte, perché risultino qualitativamente adatte ai bambini a voi affidati. D’altra parte, pur se su scala minore, lo stesso problema si può verificare quando insegnanti di sezioni diverse si trovano a progettare una stessa UdA per gruppi differenti di bambini: assumere la stessa scelta, applicarla senza differenziazioni a realtà diverse non risponde alle caratteristiche dell’UdA di apprendimento che vi ho illustrato nella prima lezione.

In questo contesto, la scelta del compito autentico può rappresentare una risorsa, perché potete individuarlo proprio a partire dall’osservazione svolta sulla sezione in generale e sui casi particolari presenti in sezione.

Così, a una stessa esperienza formativa, comune a più sezioni o ai diversi ordini di scuola di un Istituto Scolastico, come scelta del PTOF, o addirittura a Istituzioni diverse, nel caso di un progetto proposto dall’extrascuola, possono corrispondere compiti autentici differenti, individuati non una volta per tutte all’inizio dell’anno scolastico, ma pensati man mano, durante lo svolgersi dell’anno scolastico, ciascuno dei quali coerente con le Competenze che, in una specifica sezione, sono state scelte in relazione agli esiti dell’osservazione.

Vediamo dunque quali sono le caratteristiche del compito autentico, non prima di aver sgombrato il campo da possibili interpretazioni ambigue di questa espressione.

Il Compito autentico NON È:

  • una risposta che l’allievo deve fornire a uno stimolo dato dall’insegnante, come avviene nella prospettiva comportamentista dell’insegnamento;
  • una soluzione che l’insegnante conosce preventivamente, perché l’input dato, chiuso, porta necessariamente ad essa;
  • un esito di un lavoro svolto a partire da criteri di validità rigidamente predefiniti dall’insegnante e preventivamente spiegati agli allievi, che così operano nel loro solco;
  • una soluzione uniforme a cui gli allievi sentono di essere chiamati a uniformarsi.

Il Compito autentico, piuttosto, È:

  • una proposta di lavoro aperta, unitaria, di cui all’inizio non si conoscono le possibili soluzioni;
  • un’occasione per gli allievi di apprendere, partendo dall’esperienza unitaria, conoscenze e abilità, da applicare in nuove esperienze;
  • un contesto di attivazione, esercizio, tirocinio delle attitudini e delle capacità personali;
  • uno spazio di azione libera, autonoma e responsabile, in modi e forme adeguati all’età;
  • una sfida, una situazione problematizzante, che si presta ad essere affrontata e considerata da più punti di vista;
  • una realtà che può essere assunta a vari livelli di complessità, in coerenza con le potenzialità dell’allievo che la assume;
  • una forma di esplorazione che sollecita vari ambiti di esperienza o, per dirla con il linguaggio proprio della Scuola dell’Infanzia, vari campi di esperienza;
  • un’esperienza che attiva la collaborazione fra soggetti diversi: alcuni nel ruolo di tutor, altri in quello di tutorati;
  • uno spazio di riflessione sul percorso svolto, da un canto per esplicitare gli esiti raggiunti, in termini di apprendimento di conoscenze e di abilità, di maturazione delle competenze, dall’altro per comprendere il processo personalmente attivato, in prospettiva metacognitiva.

(Francesco Betti, dall’e-Seminar “Unità di apprendimento per la scuola dell’infanzia”)

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