Home / Blog / Scuola / Disturbi del Comportamento Alimentare: il ruolo degli insegnanti nella prevenzione
«Un fattore chiave nello sviluppo e mantenimento del disturbo alimentare risulta essere la tempestività con la quale si colgono i segnali d’esordio della patologia. Quando il contesto familiare, amicale, sportivo, ludico presentano resistenze o scarsa consapevolezza della difficoltà, fondamentale diviene “l’occhio clinico” dell’insegnante e dell’educatore»: ad affermarlo è Ilaria Ghiandone, biologa e nutrizionista.
I bambini e gli adolescenti trascorrono molto tempo a scuola e questo luogo può diventare un grande fattore di protezione all’insorgenza di un Disturbo del Comportamento Alimentare. Durante le ore di lezione, di ricreazione e della mensa la figura educativa può osservare quelli che sono definibili come campanelli d’allarme: essi sono tutti quei segnali che possono costituire una preoccupazione rispetto allo sviluppo di un DCA o altra forma di disagio infantile o adolescenziale.
Una volta osservate determinate manifestazioni comportamentali, qualora presente in Istituto, sarebbe opportuno chiedere la consulenza dello psicologo. L’intervento del professionista potrebbe essere indirizzato allo studente stesso, ai suoi famigliari, ai docenti o all’intera classe in ottica preventiva. Inoltre, preziosi risultano essere i progetti di sensibilizzazione alla corretta alimentazione in collaborazione con i docenti di scienze.
A questo punto, fondamentale diviene la domanda: come appaiono, nel contesto scolastico, i bambini e gli adolescenti con sintomatologia compatibile con lo sviluppo di un disturbo alimentare?
L’intervallo e la mensa risultano essere i contesti di osservazione privilegiati per un docente, o educatore, rispetto all’emergere di comportamenti anomali dal punto di vista dell’interazione col cibo. Frequentemente, chi soffre di una difficoltà alimentare tende a evitare i momenti di condivisione del cibo, fornendo una serie di fittizie giustificazioni di natura psico-somatica come mal di testa, mal di pancia, intolleranze o allergie.
Quando invece impossibilitati a sottrarsi al contesto mensa, gli alunni con sospetto DCA tendono a mettere in atto comportamenti ben specifici e facilmente identificabili quando li si osserva. Ad esempio, possono strategicamente pranzare sempre accanto ad un compagno di buon appetito che non negherà loro di consumare parte del loro pasto. Sovente, nascondono il cibo nel tovagliolo o lo gettano sotto al tavolo mantenendo una postura rigida e circospetta, nel tentativo di non essere visti dagli insegnanti e dai compagni. Da un’attenta osservazione, soprattutto nei casi di bulimia e anoressia, è possibile notare come dispongano e predispongano il cibo in maniera anomala nel piatto (a volte dividendo scrupolosamente le pietanze, altre volte quasi “pasticciando” gli alimenti tra loro).
Al di là del contesto mensa, i campanelli d’allarme che dobbiamo sempre considerare come potenziale manifestazione di un disagio, soprattutto nel caso della possibile insorgenza di un DCA, riguardano tre aree ben precise: il cibo, l’umore e il comportamento e il corpo.
In un’ottica preventiva, centrale resta il ruolo dell’insegnante. Prima ancora dello psicologo è colui che ricopre una posizione privilegiata in ottica osservativa. In altri termini, l’insegnante è la persona che spesso nota per prima anomalie nell’interazione col cibo e con i coetanei.
Oltre all’osservazione diretta, dal punto di vista preventivo, il docente può proporre progetti di prevenzione primaria in collaborazione con specialisti esterni (psicologo, nutrizionista, ecc.), per esempio quando viene affrontato l’argomento dell’alimentazione durante le ore di scienze.
Le azioni preventive che può mettere in campo l’istituzione scolastica non si esauriscono ai soli studenti come destinatari dei progetti. È possibile, ed auspicabile, coinvolgere attivamente i genitori e tutta la comunità locale; ad esempio organizzando un ciclo di interventi psico-educativi, in orario preserale o serale, in collaborazione con diverse figure professionali.
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