Cyberbullismo: in aumento i casi. La DAD ha acutizzato le dinamiche

Non vanno più a scuola quindi non rischiano di imbattersi nei bulli. Ma stanno davanti al pc ore intere e questo li espone agli attacchi mirati dei cyberbulli. Così, i bambini e gli studenti costretti a frequentare le lezioni in didattica a distanza rischiano di imbattersi in un fenomeno, quello del cyberbullismo, che in questo momento si sta radicalizzando sempre di più.

Il portale skuola.net conferma la diffusione del fenomeno: “Negli ultimi dodici mesi più di 1 ragazzo su 8 racconta di essere stato vittima di cyberbullismo. Così, assieme alla curva del bullismo e del cyberbullismo, sale anche quella dei giovani che preferiscono chiudersi in sé stessi, con tantissime vittime che ammettono di essersi ‘isolati’ dal mondo dopo l’accaduto: lo dice il 45,9% degli intervistati vittima del fenomeno nella fascia di età tra gli 11 e i 13 anni, il 53,4% dei ragazzi tra i 14 e i 16 anni, e il 65,9% dei giovani tra i 17 e i 19 anni”.

Altri dati preoccupanti emergono dall’Osservatorio “Indifesa 2020” su bullismo e cyber bullismo: il 61% dei giovani afferma di essere vittima di bullismo o di cyberbullismo, il 68% di esserne stato testimone: sono fenomeni “considerati dai ragazzi, dopo droghe e violenze sessuali, come le minacce più temute“, e sei adolescenti su dieci “dichiarano di non sentirsi al sicuro online“.

Cosa fare allora? Innanzitutto formazione e informazione da promuovere già a scuola.
Perché se tenere lontani dalla tecnologia le nuove generazioni è impossibile, è necessario quindi iniziare da subito la formazione e la sensibilizzazione su questi temi, già nella scuola primaria.
Di fronte ad episodi di bullismo e cyberbullismo, soprattutto nel contesto scolastico (anche se virtuale), è fondamentale assumere un approccio corretto: un’analisi contestualizzata dei ruoli (che non sono solo quelli del bullo e della vittima) e delle conseguenze dirette ed indirette del fenomeno.