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Approvata la legge che vieta la produzione, il consumo e la vendita del cibo sintetico in Italia - Professional Academy

Approvata la legge che vieta la produzione, il consumo e la vendita del cibo sintetico in Italia



Dopo il voto del Senato, avvenuto la scorsa estate, anche la Camera dei Deputati ha approvato, il 16 novembre 2023, la legge che vieta la produzione, il consumo e la commercializzazione del cibo sintetico in Italia. Si tratta del primo Paese dell’Unione Europea ad adottare una scelta di questo tipo, mentre altrove, soprattutto in America e in Asia (la nazione più avanti sul tema è Singapore), la direzione intrapresa sembra per il momento andare in senso opposto.

Quello del cosiddetto “cibo sintetico”, che sarebbe più corretto definire “cibo coltivato”, è un tema che è diventato di grande attualità negli ultimi tempi. Si tratta di alimenti, bevande o mangimi costituiti, isolati o prodotti a partire da colture cellulari (nella fattispecie cellule staminali) o da tessuti derivanti da animali vertebrati. La legge approvata alla Camera istituisce il divieto non solo di produrre cibo sintetico, ma anche di venderlo, importarlo e somministrarlo.

Tra chi lo vede come una grande opportunità per il prossimo futuro e chi come un rischio per la salute e l’economia del settore agroalimentare, l’Italia si pone alla testa dei Paesi contrari. Le motivazioni derivano da una serie di dubbi: il cibo sintetico non garantirebbe la qualità e il benessere di chi ne fruisce. C’è poi l’aspetto economico: la tutela della filiera produttiva italiana, da sempre uno dei fiori all’occhiello del cosiddetto “made in Italy”, ma anche la tutela della biodiversità e un veicolo di discriminazione sociale, poiché si andrebbe ad ampliare la forbice tra chi potrà permettersi di mangiare bene e chi mangerà cibi ritenuti scadenti e pericolosi per la salute.

D’altro canto, la possibilità di creare in laboratorio carne da cellule animali senza provocare la sofferenza di questi ultimi, abbattendo quasi completamente l’inquinamento causato dagli allevamenti intensivi e il relativo consumo di suolo e acqua, sono le motivazioni principali per difendere quello che viene considerato il cibo del futuro. Senza contare che una carne considerata più “etica” potrebbe essere consumata anche da chi, al giorno d’oggi, decide di farne a meno per le motivazioni appena descritte.

Nel mezzo non mancano posizioni più sfumate, come ad esempio quella di Slow Food Italia, che non si professa né favorevole né contraria a priori rispetto al tema del cibo sintetico. Allo stato attuale, mancano ancora dati scientifici in grado di supportare ciascuna tesi e questo spiega anche perché la quasi totalità degli Stati non si sia ancora pronunciata definitivamente sull’argomento. Inoltre, anche l’Unione Europea non si è ancora espressa sull’autorizzazione del cibo sintetico, e questo sarà un passaggio fondamentale per capire se la mossa in anticipo italiana sarà seguita anche a livello comunitario, oppure se a Bruxelles verrà intrapresa una strada differente, con ovvie ripercussioni anche per le posizioni di Roma.

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