Home / Blog / Azienda / Fare la spesa tra shrinkflation e skimpflation: la speculazione sui generi alimentari
I fenomeni “shrinkflation” e “skimpflation” stanno intaccando sempre di più le tasche dei consumatori, in particolare quando si tratta di prodotti alimentari. Se vi è capitato di notare che nella confezione dei vostri biscotti preferiti, a fronte di un costo invariato, la quantità di prodotto è diminuita o che gli ingredienti sono stati sostituiti con altri di qualità inferiore e il sapore è diverso, allora anche voi potrete dire “Honey, they shrunk the groceries!”.
È proprio partendo da questa battuta che l’associazione di consumatori britannica Which? ha affrontato la spinosa questione: mentre l’inflazione è in costante crescita, i produttori stanno silenziosamente tagliando i costi, a discapito di quantità e qualità dei prodotti.
I dati presentati da Which? sono chiari e inequivocabili: l’aumento dei prezzi nei supermercati su base annua ha raggiunto il picco lo scorso aprile al 17% ma, mentre l’inflazione dei prezzi alimentari è diminuita da allora (era al 9,6% a novembre), il fatto che l’inflazione sia ancora presente significa che i prezzi stanno ancora aumentando. Un esempio pratico: il burro e le creme spalmabili costavano ben il 30% in più alla fine del 2022 rispetto allo stesso periodo del 2021.
La skimpflation arriva anche ad avere un preciso impatto nutrizionale,che i produttori provano a giustificare in primis sostenendo che le modifiche alle ricette ne migliorino, presumibilmente, il sapore o la salubrità. La realtà è che ridurre gli ingredienti costosi (ad esempio carne o latticini) nelle ricette è una soluzione semplice e immediata, soprattutto se al loro posto vengono preferiti dei “riempitivi”.
Ma la shrinkflation è trasparente? Sempre secondo il sondaggio di Which?, il 75% degli acquirenti ha affermato che la restrizione inflazionistica non è una pratica trasparente e il 76% ha affermato che non è stata utile; il 53% sostiene che dovrebbero essere i supermercati a segnalare eventuali modifiche e il 32% le aziende produttrici. Solo il 9% ritiene che i consumatori stessi debbano essere responsabili di notarlo.
Ecco alcuni esempi raccolti relativi alla shrinkflation:
Di seguito, invece, alcuni esempi che riguardano la skimpflation:
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